Briciole

sabbia e rabbia

In queste settimane di calura insopportabile sto solo sopravvivendo, non vivendo.
Conto i giorni: li vedo iniziare, consumarsi e finire e vado a dormire sempre con la sensazione di averla persa, la giornata, non di averla vissuta. La classica immagine della sabbia asciutta che scivola fra le dita, per me è inevitabile: i giorni tanto desiderati della primavera, carichi di luce, verde, azzurro e tante promesse, se ne sono già andati, non sono riuscito a goderli, non ho realizzato quelle cose e quei cambiamenti che avevo immaginato.

Insomma, sono fermo e la vita mi scorre intorno.

Dentro di me c'è da sempre un ragazzino arrabbiato e spaesato che nessuno è mai riuscito a calmare davvero: vede il cambiamento come una minaccia, si sente inadeguato in troppe situazioni, reagisce molto male alle difficoltà, fa i capricci e non vuole adattarsi.

Io mi sento fermo, nella vita, perché lui ha paura.

Vedo che soffre, mi accorgo quando si infiamma, ma ancora non so come aiutarlo. Vedo la sua rabbia (che diventa anche la mia), capisco che dovrei staccarmi da lui, avvicinarlo come un buon genitore e rassicurarlo. Ma non ci riesco: è come se avessi i piedi appoggiati su sabbia asciutta, che scivola via, mi porta con sè e io mi allontano, senza poter fare nulla.

Vivo queste sensazioni da sempre, ma adesso che sono "grande", ho gli strumenti per poter reagire; solo che è molto difficile e davvero faticoso e spesso mi chiedo se ne valga ancora la pena, perché... mi sento anche un po' vecchio.

Però, sì: ne vale la pena.
Anzi, è drammaticamente necessario, perché ho una famiglia che non merita di vivere con un padre e un marito troppo spesso imbronciato, triste, scontroso e insoddisfatto.

Sta per arrivare un nuovo fine settimana: vedremo se saprò approfittarne per scuotermi dal torpore, per ricominciare a vivere davvero.